a cura di Eleonora Vittorini Orgeas
Proviamo a pensare ad una superficie lapidea naturale o artificiale, come ad esempio una scultura in pietra o una pittura murale, su cui viene effettuato un trattamento protettivo, quindi con caratteristiche di idrorepellenza, o consolidante, quindi in grado di migliorare la coesione tra le particelle costitutive il manufatto. A volte, può esservi la necessità di dover valutare l’efficacia del trattamento applicato con determinate prove scientifiche idonee allo scopo.
Tra i test che possono essere utilizzati direttamente in situ sull’opera o anche in laboratorio su appositi provini vi è, ad esempio, la spugnetta di contatto (SC). Lo scopo di tale metodologia, sviluppata dal CNR-ICVBC, è quello di valutare la quantità di acqua che viene assorbita dalla superficie trattata una volta posta a contatto con la spugna imbevuta di acqua: verosimilmente, maggiore è la quantità di acqua assorbita dalla superficie, minori saranno le caratteristiche di idrorepellenza o comunque la capacità di creare coesione tra le particelle del manufatto da parte del prodotto utilizzato, protettivo o consolidante che sia.
Studi specifici hanno portato ad optare per l’utilizzo di un determinato tipo di spugna composta interamente da fibre naturali. Questa, infatti, ha un’elevata capacità di ritenzione d’acqua, grande compattezza nonché adattabilità alle superfici. La spugnetta è posta all’interno di una piastra circolare in plastica (CP) che permette l’applicazione su superfici orientate in qualsiasi direzione.
Il procedimento prevede che la spugnetta venga caricata con un determinato volume di acqua (ad esempio con una siringa senza ago) e, dopo essere stata pesata con una bilancia di precisione preferibilmente al milligrammo, viene posta a contatto con la superficie trattata a pressione costante e per tempi molto brevi (generalmente non si superano i 3 minuti).
Una volta posta a contatto, viene nuovamente pesata per determinarne il calo di peso e quindi risalire alla quantità di acqua assorbita (Wa) dai primissimi strati della superficie del materiale trattato. Per verificare l’efficacia del prodotto, la misura andrà fatta nella stessa area di superficie ripetendo il test sia prima che dopo il trattamento.
Chiaramente, il numero di ripetizioni del test, il tempo di contatto della spugnetta e la quantità di acqua assorbita dipenderanno dalla porosità del materiale e dalla tipologia del trattamento che si vuole andare a studiare. Non si esclude che, in determinate situazioni, il diverso grado di deterioramento di un materiale vada a determinare, a seconda delle zone, un diverso grado di assorbimento dell’acqua in quanto gli strati superficiali possono essere più decoesi, e quindi più porosi.
Per correttezza scientifica del metodo, prima di trattare l’opera d’arte, è opportuno condurre le sperimentazioni in laboratorio, e cioè su provini dello stesso materiale dell’opera così da replicare le condizioni più simili possibili a quelle originali e avere dati concreti su cui poter impostare le operazioni di restauro.
Prova in laboratorio: il test viene effettuato su provini dello stesso materiale dell’opera.
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